Le imprese possono avere un ruolo fondamentale nel processo verso la transizione energetica, soprattutto per le grandi superfici disponibili sulle proprie coperture che possono essere destinate all’alloggiamento degli impianti.
Dal punto di vista dei consumi energetici, inoltre, il settore industriale risulta essere quello più energivoro: da qui l’occasione per le imprese del territorio di entrare a far parte di una Comunità Energetica Rinnovabile.
Le comunità energetiche rinnovabili sono associazioni tra imprese, attività commerciali e cittadini che uniscono le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo virtuale e condiviso di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Finalità delle Comunità energetiche rinnovabili non è quella di realizzare profitti finanziari, ma di produrre energia pulita, far risparmiare i consumatori, favorire la sostenibilità sociale e introdurre modelli più responsabili di utilizzo energetico.
Un’ulteriore scelta per le aziende intenzionate ad avviare un percorso per la produzione di energia da fonti rinnovabili è quella di alimentarsi con l’autoconsumo, ovvero con la possibilità di produrre la propria energia, necessaria a soddisfare il proprio fabbisogno energetico.
Con queste premesse, nell’ambito della costituzione di un progetto di comunità energetica o autoconsumo collettivo, le imprese possono essere il capofila dell’iniziativa, mettendo a disposizione le coperture dei propri stabilimenti per realizzare impianti fotovoltaici fino a 200 kW. Questa soluzione consente di condividere sia l’investimento che i benefici altre imprese partecipanti, con privati cittadini o con enti pubblici che fanno parte della Comunità Energetica.
Tra i benefici, va ricordato che per le comunità energetiche sono previsti importanti incentivi: per tutta l’energia che viene autoconsumata in maniera collettiva, il GSE eroga una tariffa incentivante per 20 anni, alla quale si aggiunge la compensazione degli oneri non goduti. Per quanto riguarda invece la quota di energia immessa in rete, questa viene ripagata con le tariffe del ritiro dedicato.
PMI industriali e agricole, centri commerciali, condomini industriali, artigianali e residenziali, Comuni.
Le tariffe incentivanti rendono remunerativo l’investimento sull’impianto.
I benefici economici sono distribuiti tra i membri della comunità.
Si procede innanzitutto a uno studio di fattibilità che ne definisca caratteristiche, costi e risultati attesi, calandoli nel contesto territoriale locale
Nell’ambito dell’area individuata, si identificano i soggetti interessati partecipare alla CER, anche con una campagna di raccolta adesioni.
Si procede alla costituzione dell’ente giuridico cui farà capo la comunità energetica, che si doterà di regolamenti per definire i rapporti interni e la redistribuzione degli incentivi
Si realizzano uno o più impianti di energie rinnovabili condivisi, prestando attenzione alle opportunità incentivanti offerte dalla legge: la CER è pronta per essere attivata
Possono aderire cittadini privati, enti pubblici (Comunità Montane, Unioni dei Comuni e Comuni), associazioni e imprese.
Le imprese del settore energetico (grandi player, fornitori e ESCO) possono solo essere fornitrici di servizi e di infrastruttura.
Per poter ricevere gli incentivi, la CER deve essere riconosciuta a livello legale e avere una personalità giuridica. La CER può quindi prendere la forma di un soggetto non profit quale associazione, fondazione, cooperativa, società benefit o impresa sociale a seconda delle necessità e le scelte dei partecipanti.
Il riconoscimento delle comunità energetiche deriva dall’approvazione del Decreto Milleproroghe 162/2019. Con il decreto sulle comunità energetiche l’Italia ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018, con la quale l’Unione Europea riconosce valenza giuridica alle associazioni e introduce la figura del produttore/consumatore di energia (prosumer).