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Piccoli comuni e Cer: una strategia virtuosa

Ilaria Bresciani
Piccoli comuni e Cer: una strategia virtuosa

Negli ultimi anni si sta parlando sempre più della necessità di raggiungimento da parte dei territori di indipendenza energetica. I recenti avvenimenti riguardanti la situazione politica internazionale hanno messo alla luce ancora più chiaramente che con la crisi di reperimento di materiali, materie prime ed energia (perlopiù non rinnovabile) la compravendita della stessa diventerà in prospettiva sempre più dispendiosa e difficile fino a diventare completamente insostenibile oltre che altamente impattante dal punto di vista dell’inquinamento ambientale.

È più chiara che mai la necessità di trovare delle alternative e sposare un altro modo di reperire e produrre energia pulita, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione 2030 e in prospettiva del completo abbandono delle energie fossili entro il 2050.

Considerando la situazione delle aree interne e dei piccoli comuni, che in Italia sono numerosissimi e accomunati da una tendenza costante allo spopolamento, è necessario trovare delle strategie e delle linee di azione che portino verso l’aggregazione sociale e la creazione di comunità coese, sostenibili e resilienti. 

Ci sono poi, nei piccoli borghi e comuni, situazioni peculiari, come quelle relative alle aree più in difficoltà, per esempio, quelle colpite dai sismi degli anni passati. Queste aree, nonostante il dramme le difficoltà subite, hanno l’opportunità di “ripartire da zero” in quanto devono necessariamente subire dei processi di ristrutturazione oppure ricostruzione. E allora perché non abbracciare un nuovo modo di progettare su questi territori, un modo che guardi alla sostenibilità a lungo temine e all’indipendenza energetica? 

Ciò e possibile se all’interno della comunità c’è la volontà di realizzare dei progetti, delle prospettive, che vertano ad un obiettivo comune che catturi l’interesse di tutti gli attori sul territorio.

I fenomeni relativi allo spopolamento, alla crisi di reperimento dell’energia e alle aree dismesse da rigenerare pongono quindi di fronte ad una riflessione: come collimare la necessità di indipendenza energetica da fonti pulite e il desiderio di rimettersi in gioco della comunità? È in questo contesto che, anche in Italia, si inizia a parlare di CER Comunità Energetiche Rinnovabili, argomento che abbiamo approfondito anche nel nostro sito "Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) - Scopri cosa possiamo offrirti"

Cos’è e come si crea una CER

Anche l’Europa spinge molto affinché sempre più territori raggiungano l’indipendenza energetica, per esempio, tramite i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR relativi alla Missione 2 –C2.1 per la quale sono stati stanziati oltre 2 miliardi di euro. 

Di autoproduzione e autoconsumo di energia pulita, però, se ne parlava già con la Direttiva UE 2001/2018, chiamata REDII che ha introdotto la figura del prosumer (producer + consumer).

Le CER, Comunità Energetiche Rinnovabili, sono proprio delle comunità di attori che possono provenire dal mondo pubblico, dal mondo delle imprese - qui l'approfondimento legato alle CER e le imprese sul nostro sito, all'articolo "Comunità Energetiche Rinnovabili e imprese - e anche da privati cittadini, che, accomunati dal vivere nello stesso territorio, si mettono insieme tendenzialmente in forma associativa o cooperativa per usufruire dell’energia prodotta da un impianto di energia rinnovabile, spesso fotovoltaico.

La progettazione partecipata, multilivello e multiattore è una strategia fondamentale per creare coesione e portare avanti progetti coerenti a livello territoriale. Questa strategia può cambiare le sorti dello sviluppo dei piccoli comuni, che possono finalmente mettersi concretamente in gioco per il proprio territorio e per i cittadini.

Solo tramite cooperazione e raggiungimento di obiettivi condivisi e mediati è possibile puntare ad un benessere che vada oltre il singolo soggetto pubblico o privato, le CER sono proprio un mezzo per riscoprire le potenzialità e le risorse di ognuno e metterle a disposizione del territorio e della comunità in vista di un obiettivo comune e necessario di sviluppo sostenibile e pulito.

Come funziona una CER, Autoconsumo collettivo AUC

Le CER permettono di autoprodurre e consumare energia a km0, tramite un impianto che può essere di proprietà di tutti i soci ma anche messo a disposizione da un solo attore. 

Un punto a favore della strategia è che ognuno può partecipare alla CER nella forma che più gli si addice: può essere prosumer producendo e consumando l’energia e cedendo la restante parte alla comunità che aderisce alla CER in ottica no profit, che ricoprirà il ruolo di consumer. 

Inoltre, l’energia in eccesso può essere, a seconda dei patti instaurati tra i soci, rivenduta oppure inserita in impianti di stoccaggio della stessa.

Una forma interessante di CER è quella dell’AUC Autoconsumo Collettivo, che permette di alimentare tutti gli edifici collegati ad uno stesso circuito. 

Se si tratta per esempio di un contesto privato come un condominio o una palazzina, si può pensare al raggiungimento dell’indipendenza energetica di tutti gli appartamenti dell’edificio tramite AUC. 

Se si tratta invece del mondo pubblico - a cui abbiamo dedicato un articolo di approfondimento ComunitàEnergetiche Rinnovabili per i Comuni: i vantaggi e come realizzarle  - prendiamo ad esempio di un edificio adibito a scuola con tutte le caratteristiche del caso, l’edificio sarà composto da una parte adibita alle aule, una adibita alla mensa o alla palestra, al campo sportivo e via dicendo, in un caso simile si può pensare di alimentare in primis l’edificio principale, tramite impianto posto nei suoi pressi (spesso viene utilizzato l’impianto fotovoltaico sul tetto così da non utilizzare il terreno circostante) e che l’energia in eccesso venga utilizzata per alimentare le altre infrastrutture collegate allo stesso circuito che siano appunto la palestra vicina, la mensa oppure il parcheggio.

I vantaggi della Comunità Energetica Rinnovabile CER

È evidente come, sia sottoforma di CER che di AUC, ogni comune gioverebbe nell’abbracciare questa nuova opportunità virtuosa di sviluppo sostenibile per il futuro (quindi a lungo termine).

Il fascino di questa possibilità sta nel fatto che la coesione scaturita dalla creazione della CER agisce su diversi punti di vista: si tratta di coesione sociale e cooperazione multilivello per un intento comune. È evidente come una scelta simile da parte di ogni comune che punta all’indipendenza energetica green possa portare solo vantaggi e benessere al territorio e alla comunità. 

Vantaggi che sono di carattere economico e anche sociale, il futuro della rinascita dei territori sta infatti nel riuscire a coinvolgere, a rendere partecipe la comunità in progetti di salvaguardia del territorio il cui obiettivo finale è il benessere dello stesso e dei cittadini che lo vivono.

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