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Le Comunità Energetiche Rinnovabili: chi può entrare a farne parte?

Ilaria Bresciani
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Negli ultimi anni, l’introduzione nella legislazione italiana di norme relative alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) ha cambiato la prospettiva di molti territori.

Le CER si propongono infatti come delle alternative concrete all’utilizzo di energie fossili e dannose per l’ambiente e per la salubrità del territorio, portando numerosi vantaggi per chi entra a farne parte. Sono infatti delle Comunità il cui fine è produrre e consumare energia da fonti rinnovabili perché venga distribuita all’interno della rete dei soggetti che fanno parte della CER.

I primi esempi di CER in Italia sono ad esempio la Comunità Energetica di Magliano Alpi e la Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale CERS del quartiere San Giovanni a Teduccio a Napoli est.

Nel primo caso, la CER di Magliano Alpi è stata promossa dall’amministrazione Comunale del paese, è quindi uno dei casi in cui la Pubblica Amministrazione ha colto il vantaggio nel creare una CER sul proprio territorio avviando il processo per la realizzazione della prima CER in Italia, installando un impianto fotovoltaico sul tetto del Comune.

Nel secondo caso, invece, il Quartiere San Giovanni a Teduccio a Napoli Est, approfondito anche nel nostro articolo, è un esempio eccellente dell’incidenza di una CER dal punto di vista sociale nei quartieri più economicamente in difficoltà. Il progetto in questo caso è stato promosso dalla Fondazione Famiglia di Maria e finanziato dalla Fondazione con il Sud. La Fondazione ha messo a disposizione il proprio tetto per un impianto fotovoltaico che attualmente serve energeticamente 40 famiglie del quartiere, in condizione di povertà energetica, oltre che la Fondazione.

I due casi sono quindi molto diversi tra loro anche per via dei soggetti e i promotori dell’iniziativa, che sono di natura differente.


Chi può entrare quindi a far parte della CER?

La CER è un progetto ad alto impatto per il territorio e la comunità che la ospita anche perché chiunque sia collegato alla rete di distribuzione, (cabina primaria/secondaria) che ripartisce l’energia tra gli utenti, può diventarne un membro e i benefici che il territorio ne trae sono sia ambientali che economici e sociali.

L’adesione (o la fuoriuscita) da parte di un soggetto alla CER è comunque volontaria e regolamentata dallo Statuto, sottoscritto dai membri al momento della fondazione della CER e da quelli che entrano a farne parte successivamente. 

Il fine della Comunità Energetica è anche di estendere la propria portata al massimo delle sue potenzialità sul territorio, portare quindi più soggetti possibili ad entrare a farne parte. I membri della CER possono quindi essere:

  • Cittadini / famiglie (utenti finali intestatari di un punto di prelievo, o POD); 
  • PMI
  • Enti territoriali, autorità locali e sovralocali; 
  • Enti di ricerca e formazione; 
  • Enti religiosi
  • Enti del terzo settore e di protezione ambientale.

Il fine della CER è che ci siano ricadute positive oltre che ambientali ed economiche (abbiamo dedicato uno degli ultimi approfondimenti proprio il tema degli incentivi per i membri delle CER) anche sociali nella comunità. Si parla di benefici diretti per chi ne fa parte e benefici indiretti per chi invece non ne fa parte ma usufruisce dei servizi del territorio dove è presente la CER.

Coinvolgere i cittadini e sensibilizzarli è quindi un’attività molto importante, avviare dinamiche di coesione sociale è inoltre una diretta conseguenza all’avviamento della CER sul territorio. 

La Comunità Energetica Rinnovabile è infatti essenzialmente definibile un aggregato di persone fisiche che usufruiscono dei benefici comuni derivanti dalla condivisione di beni (impianti di energia rinnovabile) per vivere in un’ottica più ecosostenibile.

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