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Comunità Energetiche Rinnovabili: non solo fotovoltaico

Ilaria Bresciani
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Quando si tratta di Comunità Energetiche Rinnovabili si parla di un tema complesso e che va affrontato nei suoi molteplici aspetti. 

Uno degli aspetti più importanti è sicuramente relativo all’incremento di produzione energetica da fonti rinnovabili, uno degli obiettivi primari della costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili.

Spesso, però, quando si parla di impianti, si parla di fotovoltaico come se fosse l’unica possibilità. Nelle Comunità Energetiche Rinnovabili, invece, sono ammessi impianti di varia natura.

Gli strumenti che i territori hanno a disposizione per creare energie rinnovabili sono molti, grazie alle potenzialità e alle caratteristiche morfologiche uniche di ognuno.

Il fotovoltaico, inoltre, non è installabile ovunque, ci sono molte zone, ad esempio i centri storici delle città e dei paesi, che sono soggette a vincoli per preservare gli edifici, così come ci sono territori in cui il fotovoltaico non è la fonte adatta per produrre energia, perché l’esposizione delle superfici non cattura sufficiente energia solare.

Quali alternative abbiamo, allora?

A seconda delle caratteristiche del territorio, le fonti rinnovabili principali dalle quali possiamo attingere sono l’acqua, il vento e le biomasse

Dove le pendenze sono maggiori, per esempio nelle Alpi e Prealpi, l’idroelettrico è una fonte molto valida ed utilizzata. 

Da molti anni, soprattutto dal secondo dopoguerra, l’energia idroelettrica è di primaria importanza in queste zone. Ad oggi, però, con le innovazioni tecnologiche all’avanguardia, è possibile pensare a centrali idroelettriche anche di piccole dimensioni, è stata infatti implementata l’efficienza degli impianti, che risultano molto redditizi anche con portate abbastanza modeste, si parla così di micro-idroelettrico. Il micro-idroelettrico è un’opzione molto interessante per tutti i territori che presentano torrenti e corsi d’acqua anche di dimensioni ridotte.

L’energia eolica, invece, è utilizzata laddove il vento incide maggiormente. 

Il vento risulta una buona fonte, ad esempio, nelle zone di mare o sulle isole, ma anche nell’entroterra ci sono territori particolarmente predisposti allo sfruttamento di questa sorgente. In Italia, infatti, sono già presenti già oltre 5mila impianti per ricavare energia eolica. 

Anche in questo caso gli studi per l’efficientamento degli impianti non mancano, si sta infatti lavorando su turbine che, a parità di suolo utilizzato, producano maggiore energia, ottimizzando così il consumo del suolo. 

Le biomasse, invece, sono una fonte reperibile e abbondante in tutti i territori rurali, specialmente nelle zone più ricche di scarti boschivi e agricoli. 

È una risorsa che permette di ridurre l’utilizzo di fonti fossili per la produzione di energia e che permette il riutilizzo di materiale di scarto che, altrimenti, andrebbe ad accumularsi nelle discariche. In Italia, gli impianti a biomassa si trovano perlopiù al nord. 

Al momento della costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili, è quindi bene considerare tutte le possibilità e le diverse tipologie di impianti possibili, scegliendo così quella più adatta al territorio considerato. 

Le fonti rinnovabili sono fondamentali per il futuro del nostro pianeta e di tutta la popolazione, così da vertere in modo massiccio verso la decarbonizzazione dei territori e l’indipendenza energetica, emancipandosi dal mercato internazionale dell’energia, per combattere sia il surriscaldamento globale che la crescita esponenziale dei prezzi delle bollette, basandosi solo sulle potenzialità dei propri territori.

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