Smart working e borghi: una sfida aperta

Sabrina Savoca
SMART WORKING E BORGHI: UNA SFIDA APERTA
La pandemia legata al Covid-19 ha fatto emergere nuovi bisogni e nuove tendenze su più fronti: una maggiore attenzione verso il benessere fisico e mentale, il desiderio di trascorrere più tempo all’aria aperta e a contatto con la natura e di condurre uno stile di vita meno frenetico e in parallelo l’incremento del ricorso allo smart working - da parte non solo dei già noti “nomadi digitali” ma anche da parte dei dipendenti di aziende grandi e piccole - il diffondersi del turismo di prossimità, il boom di turismo sostenibile e outdoor e l’accendersi dei riflettori su borghi, aree rurali e montane.
Nuovi bisogni e nuove tendenze, però, non è detto che coincidano con la possibilità da parte dei territori di dare immediatamente avvio a nuove risposte e nuove soluzioni.
Tra il 2019 e oggi, quindi in alcuni casi anche prima della pandemia e dei lunghi periodi di lockdown, sono nate numerose iniziative e piattaforme interessanti incentrate, ad esempio, sulle opportunità offerte dallo smart working e la possibilità di vivere, studiare e lavorare in contesti più tranquilli rispetto alle grandi città come borghi e aree rurali. Tra queste iniziative rientrano, ad esempio:
NATworking: una rete di spazi dedicati al lavoro e allo studio immersi nella natura, una piattaforma che consente di trovare non solo una “scrivania” nelle aree montane di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta ma anche di vivere esperienze di relax e tempo libero all’aperto lontano dalla frenesia e l’inquinamento delle grandi città;
Remoto Community: esperienze di coliving e coworking nelle Alpi che consentono sia di vivere e lavorare a maggior contatto con la natura e conoscere e interfacciarsi con altri professionisti sia di promuovere e valorizzare piccoli paesi di montagna;
diversi progetti e piattaforme che mettono in connessione aziende e smart worker con i proprietari di immobili privati nei numerosi borghi sparsi in tutta Italia consentendo da una parte di vivere lo smart working lontano dai grandi centri urbani e dall’altra favorendo il recupero e il riutilizzo di edifici spesso disabitati e la rivitalizzazione dei piccoli centri.
C’è da tenere presente, infatti, che in Italia i paesi con meno di 5.000 abitanti rappresentano oltre il 70% del totale dei Comuni con una popolazione di circa 11 milioni di cittadini.
I borghi si configurano quindi come una risorsa diffusa e preziosa, con un grande potenziale, che potrebbe dare risposta ai nuovi bisogni emergenti, contraddistinta però da luci ed ombre. 
Se da una parte, infatti, nei piccoli centri è possibile condurre stili di vita più sani ed equilibrati e a più stretto contatto con un patrimonio ambientale, culturale, naturalistico e paesaggistico di indubbio valore e bellezza dall’altra parte, però, spesso sono assenti tutta una serie di servizi e opportunità che nel tempo hanno portato al loro spopolamento e abbandono. 
Occorre quindi una riflessione profonda su come innescare dei processi di riscoperta, valorizzazione e sviluppo dei borghi in grado di dare risposta in primis ai bisogni dei propri cittadini e poi anche a quelli di abitanti temporanei come turisti, studenti, smart worker e nomadi digitali.
Occorre un’attenta analisi delle risorse già presenti, dei punti di forza (spesso sottovalutati) e delle opportunità latenti e in parallelo dei punti di debolezza e delle problematiche a scala locale e sovralocale. Capire i reali bisogni e necessità di chi con fatica vive e lavora in questi territori e di chi vorrebbe viverci e lavorarci e, non da ultimo, dell’incontro e delle sinergie che possono nascere tra comunità residenti e comunità temporanee. 
Perché un borgo si configuri come “attrattivo” non è sufficiente la presenza di un contesto ambientale e naturalistico ameno, servono anche infrastrutture a supporto della mobilità, servizi sanitari e sociali, attività culturali e ricreative, esercizi commerciali, servizi digitali, spazi di incontro e scambio, un patrimonio edilizio in buono stato di conservazione e accessibile, opportunità di lavoro, comunità aperte e accoglienti. 
Occorrono progetti di rigenerazione fisica e immateriale, di attivazione delle comunità e di reti e connessioni su più scale (locale e globale), di riscoperta e valorizzazione delle risorse e degli ecosistemi presenti e di promozione di esperienze legate alle specificità locali.
In questo scenario il team di Fast Zero può supportare Amministratori e Uffici dei piccoli Comuni nella definizione di strategie di sviluppo volte ad accompagnare i territori in un processo di trasformazione e crescita a partire da: a) l’analisi sia di risorse, strutture e servizi di interesse per smart worker e cittadini temporanei sia dei loro bisogni; b) la mappatura e il coinvolgimento degli stakeholder locali per la definizione di attività e progetti condivisi; c) la definizione di azioni e interventi per diventare un borgo accogliente e attrattivo; d) l’individuazione delle linee di finanziamento utili per realizzare gli interventi proposti.
I servizi attivabili sono numerosi, tra questi rientrano ad esempio:

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