La valorizzazione in chiave turistica dei territori è un
tema che, con molta frequenza, ritorna nei progetti di sviluppo locale: il
settore turistico viene spesso visto come un’opportunità per contribuire all’economia
locale, per rendere vivi piccoli centri, per promuovere quelle molte risorse che
– nel loro insieme – connotano un’offerta identitaria per i diversi contesti.
Un approccio che può risultare valido per i centri minori interessati
a diversificare, integrare e consolidare la propria attrattività, generando
ricadute positive in termini di indotto (es. presenze, pernottamenti, sviluppo
di servizi a supporto dell’accoglienza turistica).
Dove i flussi turistici sono già rilevanti, tuttavia, è
necessario definire delle strategie di valorizzazione che non portino ad acuire
le potenziali ricadute negative che un carico di presenze troppo alto può
portare in un contesto locale: in Italia sono diverse le località turistiche
rinomate a livello internazionale, che soffrono le conseguenze dei processi di
overtourism.
Il termine “overtourism” indica un eccessivo carico di utenti
per la capacità di accoglienza e di gestione di un determinato territorio: una
condizione che può presentarsi in modo molto impattante nei periodi di massimo
afflusso turistico (es. estate) e che causa impatti negativi sul contesto in questione.
Degrado ambientale, inquinamento e aumento dei rifiuti,
sovraccarico di servizi pubblici (es. trasporti e presidi sanitari), disturbo
della quotidianità dei residenti sono tra gli effetti di più immediato impatto.
Vi sono tuttavia anche ricadute che vanno oltre, come l’alterazione dei prezzi
del mercato immobiliare (che può causare seri problemi ai residenti), la
carenza di servizi per la popolazione nei periodi di minor afflusso turistico
(es. chiusura di esercizi di vicinato, ristoranti e bar), l’incremento del
costo della vita in generale con un aumento dei prezzi per beni e per servizi
locali.
Dinamiche che, nel loro insieme, se non opportunamente presidiate
rischiano di innescare processi di perdita di autenticità e di progressivo abbandono
da parte delle comunità locali, che si vedono costrette a delocalizzarsi in territori
con condizioni di vita più accessibili.
Si tratta di una sfida non semplice da governare, rispetto
alla quale molte realtà si stanno interrogando, provando a tracciare e
sperimentare dei modelli di governance che portino a gestire meglio i flussi e mitigare
le ricadute negative.
Tra le più ricorrenti soluzioni adottate si possono citare:
- - gestione della capacità di carico, con l’introduzione
di limiti di accesso (es. n. di visitatori giornalieri), prenotazioni
obbligatorie, tariffe dinamiche (con incremento prezzi in alta stagione);
- - diversificazione dell’offerta sul territorio (con
la promozione di siti e località meno note), e nel tempo (periodi di bassa
stagione) al fine di favorire una migliore distribuzione di flussi e delle presenze;
- - azioni di informazione e di sensibilizzazione,
per educare turisti e utenti al rispetto delle risorse locali, promuovendo
comportamenti virtuosi;
- - azioni di coinvolgimento e di attivazione delle
comunità locali, nelle decisioni relative alla programmazione e gestione del territorio
e delle sue risorse turistiche;
- - investimenti in tecnologie e innovazione, a
supporto dei modelli di governance (es. app per la gestione dei flussi turistici,
analisi dei dati, monitoraggio e prevenzione nei momenti di picco);
- - supporto a realtà locali impegnate in modelli di
sostenibilità e di responsabilità sociale, per promuovere pratiche di turismo sostenibile
che portino benefici alle comunità ospitanti.
Ogni contesto locale è connotato da condizioni proprie, per
cui le azioni sopra riportate a titolo esemplificativo possono avere
declinazioni differenti e possono essere combinate tra loro in modo da sperimentare
percorsi ad hoc per i diversi territori, in funzione degli obiettivi di sviluppo
dei diversi contesti.