Programmazione negoziata: strumenti a supporto dello sviluppo locale

Valeria Chiodarelli
Programmazione negoziata: strumenti a supporto dello sviluppo locale

Con l’espressione "programmazione negoziata” si intende il modello utilizzato dalla pubblica amministrazione per pianificare e attuare politiche di sviluppo economico e sociale, attraverso la collaborazione tra diversi attori istituzionali e soggetti di natura privata. Questo approccio si basa sul principio che le decisioni e le strategie di sviluppo debbano essere concertate e condivise tra tutte le parti interessate per essere più efficaci e rispondere meglio ai bisogni del territorio.

A livello nazionale, la programmazione negoziata in Italia è disciplinata dalla Legge 662 del 23 dicembre 1996: questa norma introduce vari strumenti di programmazione negoziata volti a promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio attraverso la concertazione tra diversi livelli di governo e soggetti privati. La Legge 662/1996 rappresenta una pietra miliare nella definizione delle politiche di sviluppo territoriale in Italia, incoraggiando un approccio partecipativo e integrato alla pianificazione e attuazione delle politiche pubbliche.

In particolare fissa i seguenti strumenti:

-         Accordi di Programma Quadro (APQ): Strumenti che permettono di stabilire accordi tra lo Stato, le Regioni e altri enti pubblici per la realizzazione di interventi complessi che richiedono la collaborazione di più soggetti,

-        Patti Territoriali: iniziative di sviluppo locale che prevedono l'accordo tra enti pubblici, privati e altri soggetti del territorio per la realizzazione di progetti integrati di sviluppo economico e sociale,

-      Contratti di Programma: Accordi tra lo Stato e le imprese (o gruppi di imprese) per realizzare progetti di investimento che abbiano rilevanza strategica per lo sviluppo del territorio,

-      Contratti di Area: strumenti simili ai patti territoriali, ma focalizzati su aree con specifici problemi di crisi economica o disoccupazione.

Questa normativa è poi ripresa e declinata anche a livello regionale, tramite specifici regolamenti attuativi che sono stati nel tempo sviluppati dalle Regioni e che tengono fede agli obiettivi prioritari degli strumenti di programmazione negoziata, ovvero:

-         - Promuovere uno sviluppo economico e occupazionale, in particolare delle aree più svantaggiate,

-        -   Incentivare la concertazione tra pubblico e privato,

-   -  Favorire la realizzazione di progetti integrati che combinano diverse tipologie di intervento (infrastrutture, formazione, ricerca e sviluppo, ecc.), per promuovere una visione di sviluppo non settoriale ma capace di valorizzare diverse risorse per rispondere ai bisogni di un territorio,

-      - Migliorare l'efficacia e l'efficienza delle politiche pubbliche attraverso il coordinamento tra diversi livelli di governo.

Gli obiettivi qui richiamati si fondano su alcuni principi chiave della programmazione negoziata, che possono essere individuati come segue:

-   - concertazione: l’approccio si basa sul coinvolgimento di diverse entità, come enti locali, regioni, imprese, associazioni di categoria e organizzazioni della società civile, per promuovere un confronto atto a concordare obiettivi comuni e modalità di intervento che vedano il coinvolgimento dei diversi stakeholders,

-    - flessibilità: gli strumenti di programmazione negoziata permettono di adattare le politiche e i programmi alle specificità dei territori e ai cambiamenti delle condizioni socio-economiche, formulando risposte puntuali e calibrate rispetto alle esigenze locali,

-   -  co-finanziamento: il percorso di programmazione negoziata spesso prevede la partecipazione finanziaria congiunta di vari livelli di governo (nazionale, regionale, locale) e del settore privato, ottimizzando l'uso delle risorse disponibili, e creando sinergie tra linee di finanziamento differenti,

-     - governance multilivello: gli strumenti di programmazione negoziata permettono di operare su vari livelli amministrativi, facilitando il coordinamento tra politiche nazionali e regionali.

Come evidente, gli strumenti di programmazione negoziata costituiscono una rilevante opportunità per lo sviluppo dei territori, sebbene la loro adozione preveda percorsi articolati di sviluppo e definizione dei programmi di intervento.

Questo comporta, spesso, l’esigenza di confrontarsi con tempistiche lunghe (i processi di concertazione possono essere complessi e richiedere tempi lunghi per arrivare a un consenso) e il possibile insorgere di condizioni conflittuali (le differenze di interessi tra i vari attori possono portare a conflitti e rallentamenti).

Pur alla luce di tali complessità, tuttavia, gli strumenti di programmazione negoziata rimangono un punto di riferimento per lo sviluppo dei territori, in particolare nella prospettiva di definizione e di attuazione di politiche e di azioni progettuali articolate e che portino benefici concreti non solo nel breve ma anche nel medio – lungo periodo.

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